La disciplina trae la sua origine presso le isole “Nuove Ebridi” al largo dell'oceano Pacifico, che ora formano la Repubblica di Vanuatu.
La leggenda narra che una giovane donna di Vanuatu perseguitata dal marito furiosamente geloso nella disperazione si arrampicò su un albero molto alto; lui la seguì e come lei raggiunse la parte superiore saltò dall'albero, quando il marito vide questo, gridò per il dolore e saltò subito dopo, senza di lei, non voleva vivere.
La donna, tuttavia, aveva abilmente imbrogliato infatti senza farsi vedere, aveva legato alcune viti della giungla alle caviglie che la salvarono dalla morte.
Per migliaia di anni i nativi di questi territori si sono lanciati nel vuoto da torri di 25 metri legati alle caviglie con una liana; era un rito (Gkol) d'iniziazione praticato dalle locali tribù che segnava il passaggio dei giovani dall'età dell'adolescenza a quella adulta.
Per dimostrare il proprio coraggio, i ragazzi di queste isole si lanciavano da alte torri costruite in canne di bambù, legati alle caviglie non con elastici... bensì con delle liane opportunamente preparate.
Passando agli inizi del 1970 si hanno i primi salti in altre parti del Mondo, ma inizialmente questi erano considerati illegali, e l'elastico impiegato nei lanci era realizzato in caucciù. In quegli anni i membri del "Dangerous Sports Club" dell'Università di Oxford, determinati a trovare una valida alternativa alla liana, arrivando a definire i criteri di affidabilità utili alla realizzazione dell'attrezzatura per saltare.
Verso la metà degli anni ottanta Alan John Hackett si tuffò dalla Torre Eiffel rimanendo penzolante sulle teste dei curiosi, fu la nascita mediatica del bungee jumping.